“Il tango conserva immutato il suo fascino e dunque ben venga un disco che ne offre alcuni piacevoli saggi con un connotato particolarmente suggestivo: il duo di chitarre formato da Massimo Riva e Gian Paolo Lopresti. Ne emana un profumo di serenata romantica che ben si addice a un genere al quale viene collegato fin troppo malignamente un che di peccaminoso.
Certo, il tango ebbe origini popolari e in ambienti poco inclini alla stucchevole etichetta, ma il fatto che abbia conquistato tutti vorrà ben dire qualcosa: significa che il «genere musicale» del tango è alto dal punto di vista artistico. E d’altronde non sarà un caso che se ne siano impossessati musicisti di alto rango, e non soltanto gli «specialisti» come Astor Piazzolla, ma anche compositori eclettici di sfera indubitabilmente «classica» (nel senso largo della parola) come Stravinskij e Schnittke.”
(Leonardo Osella - critico musicale de “La Stampa - Torino Sette” - Torino)
Questo lavoro è un viaggio, sulle corde di due chitarre classiche, nell’affascinante mondo del Tango argentino.
La chitarra è uno degli strumenti presenti ai primordi di questa danza. Una delle formazioni tipiche (conjuntos) del Diciannovesimo e dell’inizio Ventesimo secolo era costituito da flauto (o clarinetto), violino e chitarra.
Già dotata di un suono evocativo ed arcaico, assume, per questo suo legame con gli albori, un connotato nostalgico e di metafora del ricordo.
Il percorso si dipana attraverso un considerevole numero di anni, nei quali le caratteristiche stilistiche del genere hanno subito molteplici evoluzioni.
Il brano più antico, “El Choclo”, composto da Àngel Gregorio Villoldo nel 1903, appartiene alle origini del Tango, uno dei primi ad arrivare in Europa. Il titolo significa “La pannocchia” e, per molto tempo, gli è stato attribuito un facile doppio senso di tipo sessuale. In realtà, pare che l’autore abbia dedicato il brano a un amico, il quale, a causa del buffo ciuffo di capelli simile alla barba della pannocchia, era detto“El Choclo”.
A ben guardare, in effetti, la musica appare come un ritratto affettuosamente tratteggiato da Villoldo in modo ironico, beffardo e un po’ comico, analogamente al modo in cui, probabilmente, doveva apparirgli il personaggio, Josè Roncallo.
L’arrangiamento chitarristico, concepito in modo libero e autentico, lascia, tutto sommato, ben riconoscibili il profilo melodico, le funzioni armoniche e l’impianto strutturale, come del resto accade anche per la maggior parte degli altri pezzi registrati. L’originalità delle elaborazioni ha nella ricerca idiomaticamente funzionale all’estetica e alla scrittura chitarristica una prospettiva privilegiata.
A partire dagli anni Venti del secolo scorso, il Tango era una realtà che varcava ormai agevolmente i confini natii. Anche tutto il Nordamerica ne era contagiato come da una febbre irresistibile. Molti artisti statunitensi interpretarono versioni anglofone di alcuni tra i tanghi più popolari. Il Tango tornava in Argentina un po’ cambiato, secondo un fenomeno chiamato “de ida y vuelta” (andata e ritorno) che, dalle origini, l’aveva caratterizzato attraverso i contatti del porto di Buenos Aires con Europa, Africa e Nordamerica.
Il pianista e compositore Juilio Cesar Sanders è legato soprattutto al tango-cancion “Adios Muchachos”(1927), tango tra i più celebrati; cantato, tra gli altri, in una versione inglese, da Louis Armstrong (“I get idea”).
La scelta, in quest’album, di utilizzare un tempo più lento e la tecnica del tremolo, rendono il pezzo un’agrodolce ballata che ben si confà alle tristi parole del testo originale composto da Cesar Vedani.
Nel 1924, Julio De Caro, assieme al fratello Francisco, fonda il suo leggendario sestetto, destinato a definire uno stile e un’epoca del Tango con il nome, per l’appunto, di “decariano”. È una musica sofisticata, romantica, generalmente strumentale, che civetta con le canzoni “confidenziali” dei cantanti nordamericani, ma caratterizzata anche da energici break ritmici. È il Tango della nuova classe dirigente argentina.
“Flores negras”, un “tango-romanza” lirico e melodico con un testo fortemente romantico, è stato composto nel 1928 da Francisco.
Di Carlos Gardel, cantante, attore, compositore, mitologico personaggio nel mondo del Tango dalla vita avventurosa, troviamo due pezzi: “Golondrinas” e “Volver”.
Il primo, un “tango-romanza” con testo di Alfredo Le Pera, è presente nell’omonimo film del 1934, uno di una lunga serie interpretati dallo stesso Gardel.
“El Dia que me quieras” (1935), diretto dall’americano John Reinhardt per la Paramount, è stato reputato il miglior film interpretato da Carlos Gardel. Di sicuro, contiene alcune delle sue più belle canzoni come la sentimentale “Volver”.
Dagli anni Venti, i musicisti di Tango più celebrati suonano il bandoneón. Pedro Laurenz è tra questi. Conteso dalle più importanti orchestre, tra cui il sestetto di Julio de Caro, nel 1934 dà vita alla sua formazione.
È considerato tra i più grandi compositori della storia del Tango.
Nell’arrangiamento del duo, “Milonga de mis amores” (1937), subisce una sorta di scomposizione e di riassemblaggio, in un contesto virtuosistico, nel quale le chitarre si rincorrono in un ludico divertimento.
Definito “il miglior bandoneón di Buenos Aires”, autentica icona del Tango, Aníbal Troilo poteva vantare collaborazioni con le più importanti orchestre degli anni Trenta.
“Romance de barrio” (1947), una delle sue numerose composizioni di successo, è un Vals Criollo, danza in 3/4 derivante dal Valzer viennese ma con le sonorità tipiche del Tango e una certa ambiguità metrica dovuta ai caratteristici spostamenti d’accento, che ci danno talvolta la sensazione di essere in 2 tempi.
“La Trampera” è uno spassoso e scattante Tango-Milonga strumentale del 1951, che fece parte di un musical molto famoso in Argentina: “Buenas noches Buenos Aires”. Nel 1964 divenne un film nel quale Troilo suona una gustosa versione con il celebre chitarrista Roberto Grela.
La Milonga ha anche una variante lenta, che conserva i caratteristici moduli ritmici delle origini, normalmente in tonalità minore.
È il caso della bellissima e struggente Milonga dello storico compositore argentino Alberto Ginastera “Canción al àrbol del olvido”, dal dittico Dos canciones op. 3 per tenore e pianoforte (1938), su testi del poeta uruguaiano Fernán Silva Valdés, in cui gli elementi tradizionali del genere popolare sono trasfigurati in una elegante e colta sintesi rappresentativa.
Il pianista e compositore Ariel Ramírez, affascinato dalla musica popolare delle campagne e delle alture argentine, dedicò una dolce e romantica Zamba “Alfonsina y el mar” (parole di Felix Luna) alla struggente vicenda della poetessa argentina di origini ticinesi Alfonsina Storni, morta suicida in mare. L’interessante particolarità di questa danza popolare argentina è costituita dalla sovrapposizione dei tempi di 6/8 e di 3/4.
Viaggiando attraverso il Tango argentino non si può fare a meno d’incontrare una figura leggendaria, genio del ‘900, che ha stravolto per sempre i connotati alla danza porteña.
Di Astor Piazzolla sono presenti, in questo lavoro: “La muerte del Ángel” (1962) e “Vuelvo al Sur” (1988).
La prima, appartenente alla Serie del Ángel (Introducción al Ángel, Milonga del Ángel, Muerte del Ángel e Resurrección del Ángel), composta per il celebre Quinteto Nuevo Tango, vive qui, nell’angusto spazio della trascrizione per due chitarre, una dimensione piuttosto temeraria che ha il sapore della sfida.
“Vuelvo al Sur”, disperata e nostalgica canzone sul tema del “ritorno” (in Argentina, alla caduta di Videla), fa parte della colonna sonora di Sur, diretto da Fernando Solanas nel 1988, film di protesta contro la dittatura argentina e il destino dei “desaparecidos”.
Tracklist
1. Adiós muchachos! (Julio César Sanders)* - 4’09’’
2. La Trampera (Aníbal Troilo)* - 2’21’’
3. Romance de Barrio (Aníbal Troilo)° - 4’53’’
4. Flores negras (Francisco De Caro)* - 2’57’’
5. La muerte del ángel (Astor Piazzolla)* - 4’26’’
6. Alfonsina y el mar (Ariel Ramírez)* - 6’06’’
7. El choclo (Ángel Gregorio Villoldo)* - 3’37’’
8. Volver (Carlos Gardel)* - 3’12’’
9. Golondrinas (Carlos Gardel)* - 2’46’’
10. Canción al árbol del olvido (Alberto Ginastera)* - 2’47’’
11. Milonga de mis amores (Pedro Láurenz)° - 4’20’’
12. Vuelvo al Sur (Astor Piazzolla)* - 5’45’’
* Arrangiamento: Gian Paolo Lopresti
° Arrangiamento: Massimo Riva
N.B. Segui i links per scaricare gli ascolti e visualizzare i video
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